Roma, 4 giu. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Oggi anche i bimbi nati molto prematuri, tra le 22 e le 26 settimane di gestazione, spesso sopravvivono superando lo 'scoglio' del primo anno di vita. Lo rileva uno studio svedese, che sottolinea come si tratti di un progresso ottenuto grazie a intensi interventi medici. Ma sul 'Journal of the American Medical Association' i ricercatori riflettono che lo studio non risponde ai quesiti etici relativi a questo tipo di interventi: più della metà dei sopravvissuti, infatti, ha seri problemi di salute.
I ricercatori svedesi, diretti da Karel Marsal del Lund University Hospital, hanno monitorato tutti i bebè nati prima delle 27 settimane di gestazione tra il 2004 e il 2007 in tutto il Paese (1.011 bimbi, di cui alcuni morti prima o durante il parto). Fra i 707 nati vivi, il 70% lo era ancora alla fine dell'anno di osservazione, una percentuale molto più alta rispetto solo a pochi anni fa. Le chance di farcela aumentano con il numero di settimane passate nel pancione: solo il 10% dei bebè nati a 22 settimane di gestazione supera l'anno, contro il 53% di quelli di 23 settimane e l'85% dei piccoli di 26 settimane.
Non solo: a fare la differenza è anche il fatto di venire alla luce in ospedali con terapie intensive e specialità ad hoc, e un approccio 'aggressivo' da questo punto di vista.
Ma l'alto tasso di seri problemi
di salute che incombe sui piccoli lascia aperto l'interrogativo su quando e come intervenire per aiutare questi neonati molto prematuri a sopravvivere.
"Non pensiamo che l'intervento debba esserci ad ogni costo. Non abbiamo la risposta definitiva", sottolinea Marsal. "Certo, a 22 settimane la chance di sopravvivenza è molto piccola, ma già a 23 i dati sono decisamente migliori", riflette.
In ogni caso "la sola età gestazionale non è sufficiente per la prognosi. Sappiamo da altri studi che alcuni di questi piccoli prematuri avranno problemi più avanti, e dovremo monitorarli per questo aspetto", prosegue. Secondo Marsal, infine, anche i desideri dei genitori dovrebbero essere considerati dai medici.