Roma - Non succedeva da più di trent'anni. L'Italia torna a far figli. Dopo il baby boom degli anni ’60 ( più di un milione di nascita in un anno) e i seguenti 30 anni di denatalità, torna in Italia una tendenza alla nascita; e questo non solo grazie alle mamme straniere, sempre più numerose ma anche alle mamme italiane che hanno posticipato l’esperienza del parto. Lo ha affermato Sabrina Prati, responsabile delle statistiche sulle nascite dell’Istat, a margine della presentazione oggi a Roma del Porgetto Euro-Peristat, un progetto coordinato in Italia dall’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Nel 1995 il minimo storico Se nel 1995 è stato registrato il minimo storico delle nascite con un tasso di fecondità di 1,19 per donna, da quell’anno c’è stata una lieve ripresa fino a toccare 1,36 del 2007. In pratica, ha spiegato Prati, abbiamo avuto 560.000 nascite delle quali 70.000 da mamme straniere; ma il fenomeno è stato significativo anche per le mamme italiane che hanno posticipato e stanno realizzando a 40 anni la meternità. "L’Italia - ha detto la statistica - è da considerarsi un caso di studio per i bassi livelli di natalità, così come era avvenuto in Grecia e Spagna e ora sta avvenendo nell’Europa dell’Est".
Ricorso eccessivo al cesareo È ancora presto per dire, conclude la studiosa, se questa tendenza alla ripresa si manterrà nei prossimi anni. Quanto al modo con cui si nasce, dal rapporto Euro-peristat, c’è la conferma del ricorso eccessivo al taglio cesareo: l’Italia è il primo paese in Europa con il 38% prima del Portogallo (33%), l’Olanda (15%) e la Slovenia (15%). Eccessivo risulta anche il ricorso all’incisione chirurgica per allargare il canale del parto (episotomia). "Si ricorre a questa tecnica, segnale di una medicalizzazione del parto- dice Maria Cuttini, epidemiologa del Bambin Gesù - nel 52% dei casi, in Danimarca nel 10%, in Galles nel 14%, nel 16% in Uk, ma in Spagna nell’82% dei casi". "I dati contenuti nel rapporto - ha detto Giuseppe Profiti, presidente dell’ospedale vaticano - sono di grande valenza per poter programmare sul territorio risposte sanitarie efficaci, anche invertendo tendenza non appropriate".