Mi sembra incredibile che siano passati due anni da quella sera dell'11 marzo in cui il mondo ci è crollato addosso. Perché la verità è questa. Per noi mamme premature, il giorno in cui vengono alla luce i nostri figli non è il giorno più bello, è il giorno più triste, più angosciante e più paradossale che ci possa mai capitare.
Facevo questi pensieri 10 giorni fa, quando abbiamo festeggiato il secondo compleanno di Giulia Bice. Pensavo che ci sono madri stanche della pancia, io avrei voluto vederla crescere.
Ci sono madri che sentono la vita crescere lentamente dentro di se, altre che la osservano attraverso un vetro.
Ci sono padri che iniziano la loro esperienza ridendo, altri piangendo.
Ci sono padri che arrivano in ospedale con l'ovetto nuovo, pronto ad accogliere quel tenero fagottino per portarlo a casa; altri hanno dovuto aspettare dei mesi per vivere questo momento.
Ci sono madri che partoriscono dei bambini, altre che danno alla luce dei guerrieri.
Ci sono madri e padri. Ci siamo noi. E poi c'è (soprattutto) lei. Potenza e luce allo stato solido. Concentrato di forza e tenacia attaccata ad una vita che invece di regalarle un posto nel mondo, l'ha costretta guadagnarselo.
A volte ha combattuto da sola, altre volte lo abbiamo fatto insieme. In qualche momento ognuno ha combattuto per sè, per non impazzire.
È una guerra che ti cambia dentro, alla fine della quale nessuno sarà più lo stesso.
Perché osservare la tua bambina che è ancora un feto, crescere con fatica in una scatola di plastica che fa il lavoro al posto tuo, con più tubi attaccati al corpo dei capelli che ha in testa, è il modo più infame di iniziare ad essere genitori.
È una sofferenza attraverso la quale l'universo ripristina il giusto peso delle cose. Ti costringe a fermarti e riflettere. A scavare così in profondità da non sapere più chi sei.
E lascia delle cicatrici profonde, perché la tin non è un'esperienza che ti levi di dosso, ti si fonde nel dna, è l'inizio di un percorso lungo, ma che ti fa raggiungere cose grandi.
Si esce vincitori sempre, svuotati ma pieni. Pieni di quel coraggio e di quella forza che uno scricciolo di 740 grammi ha dimostrato di avere, dal primo istante di vita. Oggi la celebriamo questa vita ringraziandola per averci concesso il privilegio di essere i genitori di piccoli grandi supereroi.