Allarme dei neonatologi: pochi posti in TIN
Inviato: 1 lug 2009, 7:33
Roma, 22 giu. - Sono 40.000 i bambini che ogni anno in Italia nascono prima del termine, cioe' prima delle 37 settimane di gestazione. Tra questi, a particolare rischio di morte e di malattia sono quelli con peso alla nascita inferiore a 1.500 grammi, con un'eta' gestazionale minore di 32 settimane. Questi neonati, pur essendo poco meno dell'1% di tutti i nati, contribuiscono a piu' della meta' della mortalita' neonatale globale e ad una parte significativa delle patologie dell'infanzia. L'allarme e' lanciato dalla Societa' italiana di neonatologia (Sin), durante il convegno "Riunione delle terapie intensive neonatali", conclusosi oggi a Roma.
"Questi piccoli pazienti- ricorda Claudio Fabris, presidente Sin- hanno bisogno di assistenza specialistica nei centri di Terapia intensiva neonatale (Tin), con personale medico e infermieristico altamente qualificato e apparecchiature molto avanzate. In molte regioni italiane il numero di posti in Tin e' inferiore al fabbisogno riconosciuto. Cosi' capita- continua il neonatologo- che molte donne si rivolgono a strutture ospedaliere dotate di Tin, e poi si vedono trasferire subito dopo il parto il bambino prematuro in un altro ospedale, con grave difficolta' sia per la mamma che per il neonato". Le ripercussioni sulla salute del piccolo paziente sono gravissime: si riducono notevolmente, infatti, le possibilita' di sopravvivenza a causa dell'impossibilita' di curarli nella sede dove nascono.
Il professor Mario De Curtis, ordinario di Neonatologia presso l'Universita' La Sapienza di Roma, ricorda che "solo nel Lazio ogni anno, per la mancanza di circa 20 posti di terapia intensiva, piu' di 300 neonati vengono trasferiti da un ospedale di terzo livello ad un altro ospedale di terzo livello. L'Agenzia di sanita' pubblica per il Lazio- continua De Curtis- ha osservato che il rischio di mortalita' dei neonati con peso alla nascita inferiore a 1.500
grammi, per i soli nati nel 2007, era dell'80% maggiore nei trasferiti rispetto a quelli curati nello stesso ospedale".
Il motivo per il quale non si potenziano le Tin, sembra essere legato ai costi. "Alle aziende ospedaliere- spiega ancora De Curtis- non conviene economicamente attivare questo tipo di reparti. Il costo dell'assistenza di un neonato prematuro, spesso ricoverato per mesi e che richiede molte cure, e' decisamente molto piu' elevato del rimborso previsto dalle Regioni". La Sin, dunque, di fronte a tale scenario chiede "la chiusura dei centri di primo livello con meno di 500 parti e la razionalizzazione della spesa sanitaria. Non si puo'- conclude il presidente Sin, Claudio Fabris- negare assistenza ai neonati e alle mamme in nome di un pareggio economico".
"Questi piccoli pazienti- ricorda Claudio Fabris, presidente Sin- hanno bisogno di assistenza specialistica nei centri di Terapia intensiva neonatale (Tin), con personale medico e infermieristico altamente qualificato e apparecchiature molto avanzate. In molte regioni italiane il numero di posti in Tin e' inferiore al fabbisogno riconosciuto. Cosi' capita- continua il neonatologo- che molte donne si rivolgono a strutture ospedaliere dotate di Tin, e poi si vedono trasferire subito dopo il parto il bambino prematuro in un altro ospedale, con grave difficolta' sia per la mamma che per il neonato". Le ripercussioni sulla salute del piccolo paziente sono gravissime: si riducono notevolmente, infatti, le possibilita' di sopravvivenza a causa dell'impossibilita' di curarli nella sede dove nascono.
Il professor Mario De Curtis, ordinario di Neonatologia presso l'Universita' La Sapienza di Roma, ricorda che "solo nel Lazio ogni anno, per la mancanza di circa 20 posti di terapia intensiva, piu' di 300 neonati vengono trasferiti da un ospedale di terzo livello ad un altro ospedale di terzo livello. L'Agenzia di sanita' pubblica per il Lazio- continua De Curtis- ha osservato che il rischio di mortalita' dei neonati con peso alla nascita inferiore a 1.500
grammi, per i soli nati nel 2007, era dell'80% maggiore nei trasferiti rispetto a quelli curati nello stesso ospedale".
Il motivo per il quale non si potenziano le Tin, sembra essere legato ai costi. "Alle aziende ospedaliere- spiega ancora De Curtis- non conviene economicamente attivare questo tipo di reparti. Il costo dell'assistenza di un neonato prematuro, spesso ricoverato per mesi e che richiede molte cure, e' decisamente molto piu' elevato del rimborso previsto dalle Regioni". La Sin, dunque, di fronte a tale scenario chiede "la chiusura dei centri di primo livello con meno di 500 parti e la razionalizzazione della spesa sanitaria. Non si puo'- conclude il presidente Sin, Claudio Fabris- negare assistenza ai neonati e alle mamme in nome di un pareggio economico".