Nonno Franco (nonno di Francesca) racconta ……..
La mia era una famiglia numerosa: eravamo in dieci e vivevamo in una grossa casa alla periferia di Milano con tanto verde e spazio intorno.
Quando ero piccolo, gli inverni erano più rigidi di adesso e nevicava spesso abbondantemente anche a Milano.
Quando questo accadeva invitavo i miei amici dell’oratorio a casa nostra e, tolte calze e scarpe, facevamo la gara a chi resisteva più a lungo a correre a piedi nudi nella neve.
Poi, per riscaldarci, immergevamo i piedi in catini di acqua tiepida.
Tutte le mattine, prima di andare a scuola, facevo il chierichetto per la Messa delle 7.30 alla quale partecipavano poche persone e tutte un po’ assonnate.
Durante la funzione, quando arrivava il momento di suonare la mia campanella, mi divertivo a scuoterla più a lungo del dovuto e molto energicamente per svegliare di soprassalto quelli che si erano appisolati.
Il Sacerdote, diversamente da oggi, celebrava la Messa rivolto verso l’altare e dando le spalle ai fedeli.
Terminata la funzione andavo a scuola. La maestra aveva un libro nero sul quale annotava tutte le manchevolezze degli alunni. Le copertine dei nostri quaderni erano diverse da quelle di oggi: quelle per gli allievi i più piccoli rappresentavano disegni di animali e riportavano antiche fiabe. Quelle dei più grandi facevano riferimento a soldati e attività sportive.
In classe usavamo un solo libro e l’immagine che più mi è rimasta impressa è quella di un bambino davanti ad una finestra aperta. Il libro recitava così:
“Aria e sole sono la tua salute. Sarai sano se amerai aria e sole !”
I nostri giochi si svolgevano prevalentemente all’aperto: le bambine saltavano la corda, i maschietti costruivano fionde con un rametto biforcuto ed un elastico; si giocava a calcio con un pallone ottenuto arrotolando sacchetti di carta spessa e legandoli con lo spago, si faceva saltare in aria un pezzetto di legno appuntito (lippa) colpendolo energicamente con un altro bastone e poi lo si lanciava in avanti colpendolo ancora, si giocava a palle di neve e con le figurine.
Il gioco con le figurine consisteva nel lanciarle contro ad un muro, una alla volta e a turni alterni con l’avversario. Se la figurina, cadendo a terra, copriva la figurina dell’altro giocatore, la si poteva mettere nel proprio mazzo di carte.
Per lanciarla si usava una tecnica particolare: si teneva stretta la figurina tra il dito indice ed il medio e la si tirava con forza facendola roteare con il movimento del polso.
Cibo e vestiti non abbondavano, ma mi ricordo ancora come era buono il castagnaccio venduto per le strade e pesato con la stadera, come quella che vi ho mostrato.
Vi invito a godervi il più possibile aria e sole !