Ciao a tutti, questa è la storia della mia piccola dolce Emma, nata a 35+3 a causa di IUGR.
Era il 19 settembre 2014 quando ho scoperto di essere incinta, e inutile dire che la gioia è stata immensa, perché io e mio marito stavamo provando da più di un anno ad avere figli, e negli ultimi tempi cominciavamo a pensare che ci fosse qualche problema e che sarebbe stato il caso di fare qualche accertamento...e invece ecco che arriva la nostra piccolina!!
Inizio di gravidanza meraviglioso, niente nausee, solo tanto sonno e una gastrite (di cui ho sempre sofferto) per la quale ho ingurgitato per tutta la gravidanza litri e litri di Gaviscon, ma per il resto una meraviglia!
A 12 settimane faccio il bitest e all'ecografia per la traslucenza nucale sentiamo per la prima volta il suo cuore battere... e scoppiamo a piangere entrambi per l'emozione!
A 19 settimane, il 28 dicembre, comincio a sentire i primi calcetti, che mi accompagneranno per tutti i mesi successivi, e il 14 gennaio, con l'eco morfologica, scopriamo che è femmina, proprio come speravamo, e che quindi sarà Emma!
Sempre alla morfologica però la ginecologa rileva che la crescita è indietro di una settimana rispetto alla settimana di gestazione. .."niente paura" mi dice "tu non sei un colosso (163 cm per un peso prima della gravidanza di 45 kg), molto probabilmente sarà minuta anche lei"..e ce ne torniamo a casa contenti e tranquilli.
A metà febbraio controllo mensile dalla mia ginecologa (ero seguita a Trecenta, in provincia di Rovigo in Veneto, un ospedale minore, ma eccellenza della zona per i parti fisiologici), che rileva di nuovo femore e circonferenza addominale inferiori alla settimana di gestazione, mentre la circonferenza cranica corrisponde. Lei non è tranquilla e mi butta lì che potrebbe esserci un ritardo di crescita intrauterina, ma che è presto per dirlo, perché una discrepanza di una settimana può essere semplicemente dovuta a fattori costituzionali.
Sono di 26 settimane e nel mio cervello di donna incinta scatta immediatamente il meccanismo del rifiuto: scarto in toto la prima ipotesi e mi convinco della seconda... sono certa che tutto andrà per il meglio!
La ginecologa decide di tenermi sotto controllo con un'ecografia ogni 2 settimane di lì in avanti e io riprendo con la mia vita di sempre: sono architetto, vivo a Ferrara, ma lavoro in uno studio a Bologna e ogni giorno prendo il treno per andare al lavoro..esco di casa alle 8 di mattina e rientro alle 8 di sera!!!
Mi sento energica, è il secondo trimestre, e non mi sono mai sentita più in forma di così, mi sembra impossibile che ci possa essere qualcosa che non va: io sto benissimo e Emma scalcia scatenata nella mia pancia!
I controlli proseguono ogni 15 giorni, la piccola non recupera, ma la situazione resta invariata: sempre ritardo di una settimana su c.a e femore, mentre c.c. corrispondente all'età gestazionale...avanti così fino all'ecografia di accrescimento il 27 marzo all'ospedale di Rovigo.
Sono di 31+3.
La ginecologa (non la mia ma un'altra che occupa di morfologiche, la stessa che mi fece la prima morfologica) conferma il ritardo, che sembra aumentato a 10 giorni, ma lei sembra convinta che semplicemente la bimba sia minuta e mi tranquillizza.
Quando però cerca di misurare i flussi del cordone ombelicale c'è qualche problema: i valori sono sballati, molto alti, e Emma si muove come una matta e le rende difficile le misurazioni.
Dopo due ore (!!) di tentativi, con tanto di pausa di mezz'ora nel mezzo per vedere se la piccola si calmava, mi rimanda alla settimana successiva per eseguire nuovamente la flussimetria.
Torno il 2 aprile, c'è un altro ginecologo: decide di rifare l'intera ecografia, riprende le misura, riprova coi flussi.
Sta in silenzio per tutta l'ecografia, poi alla fine, senza giri di parole mi dice che devo essere messa tra le gravidanze a rischio, perché lo IUGR (ma cos'è mi chiedo io??) è salito a due settimane e i flussi dell'arteria ombelicale non sono buoni.
" Bisogna navigare a vista" mi dice " da adesso ecografie e flussimetrie tutte le settimane, ma ad ogni controllo si tenga pronta perché se i flussi peggiorano dovremo ricoverarla e far nascere la piccola con un cesareo".
Ci crolla il mondo addosso..sono di 32 settimane e non so nulla di prematurità, né di cesarei...la bimba è già girata e sono convinta di arrivare a fine gravidanza e di partorire naturalmente.
Comincio a informarmi sullo IUGR e quello che leggo mi spaventa a morte, ma ancora il mio cervello si rifiuta di accettare che la situazione è grave, potenzialmente pericolosa per la mia piccola...continuo a pensare che probabilmente si sono sbagliati, che nelle misurazioni di c.a. e femore infondo bastano pochi millimetri per passare da una settimana di gestazione all'altra...magari non hanno preso bene le misure...
Di settimana in settimana arrivo a 35 settimane ed entro nel nono mese... a questo punto comincio a tranquillizzarmi: mancano 2 settimane per superare le 37, ormai ci siamo quasi!!
Il 24 aprile vado alla visita ed ecografia di controllo settimanale nell'ospedale di Trecenta, dove avrei dovuto partorire.
Doveva essere il mio ultimo giorno di lavoro, dopo la visita dovevo passare in ufficio a raccogliere e riordinare le mie cose, perché dal 25 sarei stata a casa.
Mi ero tenuta l'ultimo mese per riposarmi e per preparare tutto, a casa avevo solo il passeggino e la valigia dell'ospedale fatta per metà...
Ma alla visita viene fuori che la piccola nell'ultima settimana non è cresciuta nemmeno di un millimetro..il ritardo è aumentato a 3 settimane e c'è un arresto di crescita ormai evidente, ologoidramnios, e inoltre i flussi non sono buoni.
La ginecologa mi spedisce a Rovigo per la presa in carico: deve mandarmi lì perché è evidente che la piccola nascerà a breve e sarà prematura, con un peso stimato tra i 1600 e i 1800 gr, e a Trecenta non prendono parti ante 37 settimane perché non hanno la Tin.
Scendendo dalla ginecologia all'atrio mio marito fa su e giù con l'ascensore 3 volte per darmi il tempo di calmarmi: sono alle prese con un vero e proprio attacco di panico..continuo a piangere e dire "è troppo presto, non sono pronta...è troppo piccola!!!"
Da lì è tutto un precipitare degli eventi: andiamo a Rovigo dove mi visitano, ripetono l'ecografia e confermano la diagnosi di arresto di crescita e mi ricoverano.
I flussi però sembrano meno brutti, così programmano di tenermi 72 ore monitorata, facendomi 3 punture di Bentelan per la maturazione dei polmoni di Emma, una ogni 24 ore, per poi decidere se farla nascere o aspettare ancora.
E così sotto con monitoraggi ed ecografie ogni due tre ore fino al giorno dopo, il 25 aprile, quando al monitoraggio delle 9 di mattina il battito della piccola indica che sta entrando in sofferenza.
La ginecologa di turno viene da me e mi dice chiaramente che non si può più aspettare, perché la situazione può solo peggiorare: Emma deve nascere adesso!
Giusto il tempo di avvertire mio marito, che era a casa, e i miei genitori, mentre mi preparano per il cesareo.
Le mie gambe non smettono di tremare.. non posso credere che il mio tesoro stia per nascere... sono terrorizzata per lei, prego che stia bene e che tutto vada per il meglio..
Alle 11.25 nasce Emma, 1860 gr per 42 cm: appena fuori dalla pancia piange subito con due urla vigorose e io piango con lei, ma di gioia, perché penso " se piange vuol dire che respira..."
La visitano e, dopo un tempo che sembra infinito, me la fanno vedere di sfuggita, prima di portarla in Tin.
Di quel momento ricorderò sempre il suo visino minuscolo che sbucava dal telo con cui era stata avvolta, e la chioma folta di capelli che glielo incorniciavano.
Mi stanno ancora operando, non la posso toccare... vorrei tanto poterla stringere, ma passeranno ancora 48 ore prima che possa farlo.
Non ero preparata a diventare madre in quel modo, ma, più di tutto, non ero preparata a quello che è seguito...
Non ero preparata alla prima notte da mamma, senza la mia piccola, in camera con altre tre donne che avevano partorito quello stesso giorno e che avevano tutte i piccoli in camera.
Io sola a piangere in silenzio per quel distacco così brusco e lacerante, una ferita molto più dolorosa del cesareo..
Ricordo la paura nel pensare a lei, così piccola ed indifesa, così lontana da me... il pensiero che potesse essere terrorizzata, nel trovarsi all'improvviso in un luogo così diverso dalla pancia della sua mamma...
E l'invidia per quelle compagne di stanza così fortunate da poter stringere i loro piccoli... Io mi sentivo lacerata, squarciata a metà... come se mi mancasse un pezzo..
La mattina dopo mi sono voluta alzare dal letto, nonostante il cesareo, per far vedere alle infermiere che ero in grado di andare in tin a trovare la mia piccolina.
E così nel pomeriggio sono entrata per la prima volta in terapia intensiva, accompagnata da mio marito, che c'era già stato il giorno del parto.
Nei 18 giorni di ricovero di Emma, ho avuto modo di ripetere molte volte i rituali della tin, che tutti i genitori di prematuri ben conoscono, fino ad eseguirli in modo meccanico, ma la prima volta non si scorda mai... quando sono entrata in patologia neonatale l'impatto è stato straniante.
La vestizione coi camici, i lavaggi per disinfettarsi, e la terapia intensiva con tutti quei macchinari e quei suoni, tutte quelle incubatrici.... e il mio scricciolo, così piccola che ci si perdeva.
Avrei voluto solo poterla stringere in quel primo abbraccio che ci era mancato al momento del parto...e invece ho potuto solo toccarla attraverso gli oblò dell'incubatrice.
La verità è che non mi sentivo madre a guardarla attraverso un vetro, non avevo avuto il tempo di realizzare che era nata, e nemmeno la possibilità di farla nascere e di accompagnarla in questo passaggio attraverso un parto "normale"... attraverso il travaglio e il parto naturale.
La guardavo e mi sembrava qualcosa fuori da me, non riuscivo a riconnetterla con l'esserino scalciante che aveva abitato la mia pancia per 8 mesi.
Ancora più straniante era ricevere messaggi, telefonate e visite di persone che si congratulavano... ma per cosa poi? Per non essere stata in grado di far crescere mia figlia nella pancia? Per aver costretto i medici a tirarla fuori d'urgenza perché dentro di me rischiava la vita? Per averla costretta a cominciare la sua vita in una scatola di vetro, invece che tra le braccia di sua madre e suo padre?
La gioia della gente mi dava quasi fastidio, perché io riuscivo solo a sentirmi mortalmente in colpa e responsabile di quanto era accaduto.
Ma poi, a due giorni dal parto, mi hanno finalmente permesso di tenerla in braccio: quello è stato veramente il momento in cui sono diventata madre, mentre la stringevo per la prima volta al petto piangendo, mi sono resa conto di essere perduta per sempre... perché un amore così grande ti rende vulnerabile, diventa il tuo meraviglioso e terribile tallone d'Achille, la tua forza e la tua fragilità.
Non mi dilungo oltre con particolari della degenza di Emma, che fortunatamente è stata sempre bene ed è rimasta ricoverata 18 giorni solo perché doveva imparare a mantenere la temperatura e recuperare peso, ed è stata dimessa il 12 maggio, con un peso di 1960 gr per 44 cm di lunghezza.
Da quel giorno è la nostra gioia più grande e, nonostante alcune difficoltà iniziali con l'allattamento, oggi è una bella bimba sveglia e sana di quasi 5 mesi corretti (6 anagrafici) che ha portato nelle nostre vite una felicità indescrivibile.
Credo che la nostra storia non sia nemmeno lontanamente paragolnabile a quelle di tante madri e figli di questo forum, che hanno sofferto lunghi mesi di distacco e combattuto contro la paura di perdere i loro piccoli.
Ma ho voluto comunque raccontarla, perché è servito a me tirarla fuori dall'angolo buio del mio cuore in cui se ne stava accantonata, per esorcizzarla, e perché penso che il dolore di una madre "interrotta" sia lo stesso per tutte, e debba essere raccontato, sia per dare speranza a tutte le mamme che lo stanno provando ora, sia perché ha lo stesso diritto della gioia ad essere ascoltato.