C'era una volta una principessa che viveva in una bolla di sapone.
D'inverno la bolla di sapone si ghiacciava e si nascondeva in un fiocco di neve.
Allora la principessa prendeva le ferie e ritornava spesso al ruscello di Maccarà.
Il ruscello di Maccarà era un posto speciale, che forniva gli strumenti per realizzare i propri sogni.
La principessa mica lo sapeva, la prima volta che si era fatta una nuotata nel ruscello di Maccarà.
Nuotava e pensava che sarebbe stato bello se insieme ai sogni non si fossero sempre dovute presentare tre lettere di referenze. Se non fosse sempre stato allegato il "modulo di pagamento". Il certificato di cittadinanza. Quello di sana e robusta costituzione.
Nuotava e pensava. La principessa voleva fare la reporter. Soprattutto voleva fare foto. Non foto d'archivio. Voleva fare foto che parlassero da sole. Voleva aprire le porte di cui non aveva le chiavi.
E il ruscello di Maccarà, che scorreva sorniorne, fece schizzare una goccia su un sasso un po' più forte e la trasformò in bolla di sapone.
Un soffio di vento, una tempesta di sabbia, una grandinata fuori stagione, clic e clic e clic. A gambe divaricate per non cadere nella bolla arcobaleno che fluttua leggera, sopra una guerra scordata, su un sorriso bocca sporca di bambino, un deserto fluorescente, un politico arrampicato.
Dall'alto, di fianco, di sbieco. Il mondo prendeva tante forme diverse. "Il mondo è tondo" Dicevano i giornali.
Clic - clic - clic "A me sembra quadrato". Dicevano le foto della principessa. "Il mare è blu" Sentenziava una rivista. Clic - clic - clic "A me sembra rosso, anzi direi quasi amaranto". Rispondevano le foto della principessa.
Poi arriva l'inverno e la bolla di sapone si ghiaccia e si nasconde. Non lo sai in quale fiocco di neve, calpestali piano.