da fabio.mosca il 20 giu 2008, 14:24
Gentile mamma,
alimentarsi è un atto che si compie piu' volte nell'arco della giornata, spesso routinario, scontato, compiuto distrattamente, in concomitanza con altre azioni; labili sono i confini tra normalita' e patologia, sano e insano, giusto e ingiusto; non bisogna dimenticare che spesso i bambini comunicano i loro stati d'animo, le loro ansie e i loro dolori attraverso il cibo. Quest'ultimo, infatti talvolta si trasforma nell’unico o quasi strumento di comunicazione con le persone di riferimento e quindi principalmente con chi si occupa dell’accudimento, cioè la madre. Così non sempre l'inappetenza è una conseguenza di un cattivo stato di salute, ma il segnale di qualcosa d'altro che i piccoli vogliono lasciar trasparire. Il livello di appetito inoltre può essere una questione genetica, per cui può essere ereditato dai genitori. Quello delle difficolta' alimentari è un fenomeno in aumento che si manifesta sempre più precocemente; l'ipersensibilita' della mamma o la sua apprensivita' nei confronti del comportamento alimentare del bambino, maggiore se si tratta di un bimbo pretermine, creano un circolo vizioso che va capito ed aiutato. Le madri attente, come nel suo caso sono le prime ad accorgersi del problema e, preoccupate non esitano a chiedere un aiuto. Il consiglio è quello di parlarne inanzitutto con il suo pediatra di riferimento per valutare insieme a lui l’opportunità di rivolgersi ad un servizio di neuropsichiatria infantile.
Prof. Fabio Mosca
Direttore U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale
Cattedra di Neonatologia-Universita' degli Studi di Milano
Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena-Fondazione IRCCS