da fabio.mosca il 20 giu 2008, 14:46
Gentile Sig. Alessandra,
per gli esseri umani mangiare e bere rappresentano necessità fisiologiche, ma anche la possibilità di esprimere sentimenti, emozioni, stati d’animo. L’atto di mangiare o bere deve quindi essere considerato, oltre che per il suo aspetto nutrizionale, anche per quello relazionale, cognitivo e affettivo; esiste un solo modo di nutrirsi (metabolismo e assorbimento dei principi nutritivi per il funzionamento dell’organismo) ma molti di alimentarsi (modo in cui introduciamo nel corpo gli alimenti). La soddisfazione del bisogno permette la crescita e l’inizio della scambio con l’ambiente esterno. Fino al momento della nascita, il bambino e la madre sono un’unica entità, la nascita rompe la simbiosi fisica e segna l’inizio del percorso di separazione-individuazione per il bambino, ma anche per la mamma; nel caso di Camilla questo processo è arrivato in un momento non fisiologico. Introdurre nel corpo volontariamente e non per caduta (gavage) il cibo è la primissima esperienza di differenziazione che il bambino compie, infatti mette dentro un qualcosa che è distinto da lui e che proviene da un esterno; alimentarsi non dipende solo dalla maturazione gastroenterologica, ma può essere anche espressione di una difficoltà emotiva, peraltro più frequente nel prematuro; il bimbo in difficoltà fa fatica ad assumere ciò che non conosce, mostra diffidenza: la lasci pasticciare, toccare, sporcarsi con il cibo perché possa fare esperienza per conoscere quello che poi metterà in bocca; vale comunque approfondire e far seguire, come intuisco stiate già facendo, Camilla insieme a voi genitori.
I migliori auguri
Prof. Fabio Mosca
Direttore U.O. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale
Cattedra di Neonatologia-Universita' degli Studi di Milano
Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena-Fondazione IRCCS