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Annarita Piazza, psicoterapeuta studiosa di prematurità, Bologna

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Messaggioda daniela250 il 22 mag 2007, 22:20

Sono una psicoterapeuta che lavora con gli adulti.
Mi trovo in questo sito dedicato ai bambini prematuri perché penso che l’accompagnare e sostenere un bambino così “piccolo” nella sua lotta per la vita, sia per i genitori un’esperienza unica ed irripetibile, all’interno della quale l’ansia, la paura e l’angoscia si confondono con la gioia e la speranza, un’esperienza che spesso può anche far emergere i propri “fantasmi” e costringere ad affrontarli.
Perciò eccomi qui tra voi, con la speranza di potervi essere utile e la certezza che la vostra “storia” e quella dei vostri bambini lo saranno sicuramente a me.
Daniela - Psicologa Psicoterapeuta
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Messaggioda stefaniabovo il 22 mag 2007, 23:28

Buonasera Dottoressa e benvenuta!

La nascita di mia figlia Anna ha scosso la mia esistenza così in profondità da credere che la sua nascita così pretermine fosse una "punizione" per come mi sono comportata nella mia vita!

Ho sempre pensato che io ero l'unica "così" brava e preparata nel mio lavoro, nel cucinare, nelle fare le faccende di casa, in tutto ciò che facevo, da risultare, probabilmente, molto presuntuosa.
Non ho mai delegato ad altri perchè io ero l'unica a saper fare la tal cosa nella maniera più giusta e perfetta!

Ma ecco la tragedia: Anna è stata definita dal ginecologo di turno quel drammatico sabato un "ABORTO".
Io non partorivo una figlia, ma abortivo un feto così piccolo che aveva solo il 50% di possibilità di sopravvivere e non si sapeva come e con che esiti.
La sua degenza in TIN mi ha devastato, ma il peggio è venuto quando, una volta a casa, ero io l'unica a saperla accudire e a nutrirla (mangiava al seno), l'adrenalina che mi aveva sostenuta durante il ricovero è venuta a mancare.
Ero sempre agitatissima, piangevo sempre, avevo paura di non riuscire a farla crescere nel modo giusto, avevo paura di farla "morire".
Non avevo più contatti con il mondo esterno.
Abituata ad incontrare sempre tanta gente (sono titolare di due autoscuole) mi sono sentita prigioniera nella mia stessa casa.

Ho deciso di vendere le mie quote della società di cui sono legale rappresentante, perchè credevo che il mio posto fosse quello di stare solo accanto ai miei figli ed in particolare ad Anna (un regalo donato dal cielo).
A dicembre firmiamo il preliminare di vendita delle mie quote, l'atto di vendita doveva essere firmato il 30 gennaio scorso.
Altra doccia fredda: il ministro Bersani liberalizza le licenze delle autoscuole esattamente quattro giorni prima della firma dell'atto e i compratori si tirano indietro.
Volevo avere più tempo per la mia famiglia e recuperare le forze dopo mesi di sofferenze e preoccupazioni...e invece...

Ora, mi ritrovo a rimboccarmi le maniche per far andare avanti la mia società, la mattina, due pomeriggi e due sere la settimana vado al lavoro, la mia bambina sta benissimo e cresce senza problemi, sono di nuovo felice della mia vita, sono orgogliosa di avere due bambini bravi, sereni, sani. Sono contenta, alla fine, di non aver venduto le mie quote.

E delego agli altri! E mi accontento o (per lo meno) sto cercando di imparare ad accontentarmi di come gli altri mi aiutano...

Forse questa esperienza mi ha aiutato a capire il senso della vita e a dare più importanza alla vita stessa. Mi ha aiutato a vivere con più calma e tranquillità.
Ma quanta sofferenza!

La ringrazio per avermi ascoltato!

Stefania
Anna, nata il 21 gennaio 2006 a 23 settimane + 5, peso 745 gr.
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Messaggioda lu&denise il 23 mag 2007, 0:14

buonasera e benvenuta!
comincio subito anch'io....
quando è nata denise ed è stata in tin ero forte,fortissima...certo,quando venivo via in macchina piangevo perchè volevo stare cn lei o perchè nn era cresciuta,o il primo periodo perchè avevo paura a lasciarla dato le sue precarie condizioni.
però poi a casa tutto bene,mi tiravo il latte ogni 3 ore accudivo l'altro bimbo,sistemavo casa,cn il marito tutto bene....ed aspettavo cn ansia il giorno delle dimissioni
ecco,quando denise è stata a casa sn crollata....piangevo spesso e per niente,avevo paura..paura in generale,nn uscivo più,cn mio marito le cose nn andavano più bene...lui diceva che andava tutto bene e che denise doveva solo crescere,alle visite nn è mai venuto e io,le dico la verità,lo odiavo,perchè denise nn era una bimba normale nata a termine...e tutte le volte alle visite avevo un ansia terribile...tant'è che un bel giorno mentre la npi faceva tutti i suoi test a denise sn scoppiata a piangere...così di punto in bianco.lei ha capito che qualcosa nn andava,abbiamo parlato e voleva mandrmi dallo psicologo...a fatica a casa l'ho detto a mio marito mai lui sosteneva che erano soldi buttati e nn ne avevevamo,e che lo dicono a quasi tutte le mamme che hanno la depressione....io li nn c'ho più visto...gli ho detto "nn capisci proprio nulla..."ma in un modo che pure lui è rimasto...
nn uscivo..perchè quando avevo iniziato ad uscire chi mi vedeva cn la carrozzina mi chiedeva se era appena nata...e denise aveva 4 mesi già...oppure vedevo appunto le differenze dei bimbi nati a termine,e io nn ce la facevo...tutte le volte unpianto...
comunque piano piano ne sn uscita....
l'unica cosa che ancora mi perseguita,soprattutto la sera particolarmente è i gg passati in tin,denise cm era,cosa le sarebbe potuto succedere io che allora nn sapevo perchè nn ero informata ma ora si,e soprattutto il fatto che per me è ancora piccola piccola e indifesa nonostante i suoi quasi 10mesi....nn riesco a togliermelo dalla testa,nn riesco a vederla cm ormai una bimba grande e come se fosse cm le altre....
grazie...e scusi per lo sfogo....
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Messaggioda sandra il 23 mag 2007, 21:09

Buonasera e benvenuta! e ancora grazie per la disponibilità che avete tutti...

Nel nostro caso (ma mi sembra di leggere nel caso di molti altri amici), penso che il problema che sia stata la totale mancanza di un supporto psicologico alla nascita di Tommaso. Tutti erano preoccupati di sapere come stava il bimbo...ma nessuno mi ha mai chiesto come stavo io....

Come ogni mamma, ho affrontato ed affronto quotidianamente le mie paure per mio figlio, domandandomi spesso se sarei così "preoccupata" se Tommaso fosse nato a termine. Non sono iperprotettiva, lo stimolo molto, l'ho da subito abituato all'"indipendenza" dalla mamma ma...ma... forse se avessi avuto qualcuno a cui rivolgermi 5 anni fa....mi sarei sentita meno impotente e più forte.

Penso inoltre che l'aver scritto la storia di Tommaso sia stato catartico e mi abbia aiutato ad uscire dal dolore che ancora provavo per 2non essere stata in grado di portare a termine la gravidanza". Molti sensi di colpa, una sensazione di aver attraversato un'esperienza in qualche modo luttuosa...

Grazie ancora e scusi lo sfogo

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Messaggioda Jenny il 23 mag 2007, 22:59

Benvenuta!!!
Anche nel mio caso non c'è stato alcun tipo di supporto psicologico e tantomeno ha pensato di chiederlo o di averne bisogno (grandepresunzione da parte mia...). La mia bimba era sì piccola piccola ma fortunatamente non ha mai avuto grossi problemi e mi sentivo abbastanza tranquilla (o almeno credevo di esserlo). Cercavo di passare tutto il tempo che avevo con lei per compensare quello che credevo fosse un mio errore, il non aver portato a termine la gravidanza.
Quando poi la piccola è stata dimessa ricordo di aver avuto un disturbo dietro l'altro, e la gola, il raffreddore, le orecchie e chi + ne ha + ne metta. Ancora oggi, superato delle situazioni difficili, a distanza di qualche tempo butto fuori a livello fisico, solitamente con un'ipertensione :oops: .
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Re: PSICOLOGA

Messaggioda daniela250 il 24 mag 2007, 13:19

stefaniabovo ha scritto:Buonasera Dottoressa e benvenuta!

La nascita di mia figlia Anna ha scosso la mia esistenza così in profondità da credere che la sua nascita così pretermine fosse una "punizione" per come mi sono comportata nella mia vita!

Ho sempre pensato che io ero l'unica "così" brava e preparata nel mio lavoro, nel cucinare, nelle fare le faccende di casa, in tutto ciò che facevo, da risultare, probabilmente, molto presuntuosa.
Non ho mai delegato ad altri perchè io ero l'unica a saper fare la tal cosa nella maniera più giusta e perfetta!

Ma ecco la tragedia: Anna è stata definita dal ginecologo di turno quel drammatico sabato un "ABORTO".
Io non partorivo una figlia, ma abortivo un feto così piccolo che aveva solo il 50% di possibilità di sopravvivere e non si sapeva come e con che esiti.
La sua degenza in TIN mi ha devastato, ma il peggio è venuto quando, una volta a casa, ero io l'unica a saperla accudire e a nutrirla (mangiava al seno), l'adrenalina che mi aveva sostenuta durante il ricovero è venuta a mancare.
Ero sempre agitatissima, piangevo sempre, avevo paura di non riuscire a farla crescere nel modo giusto, avevo paura di farla "morire".
Non avevo più contatti con il mondo esterno.
Abituata ad incontrare sempre tanta gente (sono titolare di due autoscuole) mi sono sentita prigioniera nella mia stessa casa.

Ho deciso di vendere le mie quote della società di cui sono legale rappresentante, perchè credevo che il mio posto fosse quello di stare solo accanto ai miei figli ed in particolare ad Anna (un regalo donato dal cielo).
A dicembre firmiamo il preliminare di vendita delle mie quote, l'atto di vendita doveva essere firmato il 30 gennaio scorso.
Altra doccia fredda: il ministro Bersani liberalizza le licenze delle autoscuole esattamente quattro giorni prima della firma dell'atto e i compratori si tirano indietro.
Volevo avere più tempo per la mia famiglia e recuperare le forze dopo mesi di sofferenze e preoccupazioni...e invece...

Ora, mi ritrovo a rimboccarmi le maniche per far andare avanti la mia società, la mattina, due pomeriggi e due sere la settimana vado al lavoro, la mia bambina sta benissimo e cresce senza problemi, sono di nuovo felice della mia vita, sono orgogliosa di avere due bambini bravi, sereni, sani. Sono contenta, alla fine, di non aver venduto le mie quote.

E delego agli altri! E mi accontento o (per lo meno) sto cercando di imparare ad accontentarmi di come gli altri mi aiutano...

Forse questa esperienza mi ha aiutato a capire il senso della vita e a dare più importanza alla vita stessa. Mi ha aiutato a vivere con più calma e tranquillità.
Ma quanta sofferenza!

La ringrazio per avermi ascoltato!

Stefania
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Re: PSICOLOGA

Messaggioda daniela250 il 24 mag 2007, 13:22

daniela250 ha scritto:
stefaniabovo ha scritto:Buonasera Dottoressa e benvenuta!

La nascita di mia figlia Anna ha scosso la mia esistenza così in profondità da credere che la sua nascita così pretermine fosse una "punizione" per come mi sono comportata nella mia vita!

Ho sempre pensato che io ero l'unica "così" brava e preparata nel mio lavoro, nel cucinare, nelle fare le faccende di casa, in tutto ciò che facevo, da risultare, probabilmente, molto presuntuosa.
Non ho mai delegato ad altri perchè io ero l'unica a saper fare la tal cosa nella maniera più giusta e perfetta!

Ma ecco la tragedia: Anna è stata definita dal ginecologo di turno quel drammatico sabato un "ABORTO".
Io non partorivo una figlia, ma abortivo un feto così piccolo che aveva solo il 50% di possibilità di sopravvivere e non si sapeva come e con che esiti.
La sua degenza in TIN mi ha devastato, ma il peggio è venuto quando, una volta a casa, ero io l'unica a saperla accudire e a nutrirla (mangiava al seno), l'adrenalina che mi aveva sostenuta durante il ricovero è venuta a mancare.
Ero sempre agitatissima, piangevo sempre, avevo paura di non riuscire a farla crescere nel modo giusto, avevo paura di farla "morire".
Non avevo più contatti con il mondo esterno.
Abituata ad incontrare sempre tanta gente (sono titolare di due autoscuole) mi sono sentita prigioniera nella mia stessa casa.

Ho deciso di vendere le mie quote della società di cui sono legale rappresentante, perchè credevo che il mio posto fosse quello di stare solo accanto ai miei figli ed in particolare ad Anna (un regalo donato dal cielo).
A dicembre firmiamo il preliminare di vendita delle mie quote, l'atto di vendita doveva essere firmato il 30 gennaio scorso.
Altra doccia fredda: il ministro Bersani liberalizza le licenze delle autoscuole esattamente quattro giorni prima della firma dell'atto e i compratori si tirano indietro.
Volevo avere più tempo per la mia famiglia e recuperare le forze dopo mesi di sofferenze e preoccupazioni...e invece...

Ora, mi ritrovo a rimboccarmi le maniche per far andare avanti la mia società, la mattina, due pomeriggi e due sere la settimana vado al lavoro, la mia bambina sta benissimo e cresce senza problemi, sono di nuovo felice della mia vita, sono orgogliosa di avere due bambini bravi, sereni, sani. Sono contenta, alla fine, di non aver venduto le mie quote.

E delego agli altri! E mi accontento o (per lo meno) sto cercando di imparare ad accontentarmi di come gli altri mi aiutano...

Forse questa esperienza mi ha aiutato a capire il senso della vita e a dare più importanza alla vita stessa. Mi ha aiutato a vivere con più calma e tranquillità.
Ma quanta sofferenza!

La ringrazio per avermi ascoltato!

Stefania
Cara Stefania,
non fare qualcosa di perfetto per una “perfezionista” è il peggio che possa capitare, e per te così brava in tutto, per te che identificavi te stessa con i prodotti, i risultati, che ottenevi deve essere stato terribile scoprire che la tua creatura, nel senso letterale di creazione, di espressione più diretta di te stessa era un “aborto”.
In questa disperata esperienza hai incontrato te stessa, i tuoi limiti e contemporaneamente l’insignificanza e l’irrilevanza di avere dei limiti, e l’importanza invece di accettarli e affrontarli, soli o chiedendo aiuto all’altro, in altre parole sei diventata “umana” con tutti i limiti, ma anche le innumerevoli ricchezze che ciò comporta per te stessa e per chi ti è vicino.
Mi fa piacere che il “destino” sia venuto in tuo soccorso quando avevi deciso di vendere le tue quote, perché forse in quel momento avresti vissuto la tua decisione come un fallimento, mentre adesso qualunque cosa fai è per il tuo benessere e quello di chi ami. Auguri
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Messaggioda daniela250 il 24 mag 2007, 14:34

Jenny ha scritto:Benvenuta!!!
Anche nel mio caso non c'è stato alcun tipo di supporto psicologico e tantomeno ha pensato di chiederlo o di averne bisogno (grandepresunzione da parte mia...). La mia bimba era sì piccola piccola ma fortunatamente non ha mai avuto grossi problemi e mi sentivo abbastanza tranquilla (o almeno credevo di esserlo). Cercavo di passare tutto il tempo che avevo con lei per compensare quello che credevo fosse un mio errore, il non aver portato a termine la gravidanza.
Quando poi la piccola è stata dimessa ricordo di aver avuto un disturbo dietro l'altro, e la gola, il raffreddore, le orecchie e chi + ne ha + ne metta. Ancora oggi, superato delle situazioni difficili, a distanza di qualche tempo butto fuori a livello fisico, solitamente con un'ipertensione :oops: .


Cara Jenny,
il corpo è la casa della nostra anima e quando siamo troppo distratti o abbiamo troppa paura per prestarle ascolto, il corpo ci avverte come può, con i suoi mezzi.
Ora se tu hai la tendenza a somatizzare è molto probabile che tu abbia la testa sempre piena di pensieri, ti consiglio perciò qualche esercizio di tecnica di meditazione o altre pratiche simili, che ci insegnano a vuotare la mente e predispongono a “sentire” invece che pensare.
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Messaggioda daniela250 il 24 mag 2007, 15:22

lu&denise ha scritto:buonasera e benvenuta!
comincio subito anch'io....
quando è nata denise ed è stata in tin ero forte,fortissima...certo,quando venivo via in macchina piangevo perchè volevo stare cn lei o perchè nn era cresciuta,o il primo periodo perchè avevo paura a lasciarla dato le sue precarie condizioni.
però poi a casa tutto bene,mi tiravo il latte ogni 3 ore accudivo l'altro bimbo,sistemavo casa,cn il marito tutto bene....ed aspettavo cn ansia il giorno delle dimissioni
ecco,quando denise è stata a casa sn crollata....piangevo spesso e per niente,avevo paura..paura in generale,nn uscivo più,cn mio marito le cose nn andavano più bene...lui diceva che andava tutto bene e che denise doveva solo crescere,alle visite nn è mai venuto e io,le dico la verità,lo odiavo,perchè denise nn era una bimba normale nata a termine...e tutte le volte alle visite avevo un ansia terribile...tant'è che un bel giorno mentre la npi faceva tutti i suoi test a denise sn scoppiata a piangere...così di punto in bianco.lei ha capito che qualcosa nn andava,abbiamo parlato e voleva mandrmi dallo psicologo...a fatica a casa l'ho detto a mio marito mai lui sosteneva che erano soldi buttati e nn ne avevevamo,e che lo dicono a quasi tutte le mamme che hanno la depressione....io li nn c'ho più visto...gli ho detto "nn capisci proprio nulla..."ma in un modo che pure lui è rimasto...
nn uscivo..perchè quando avevo iniziato ad uscire chi mi vedeva cn la carrozzina mi chiedeva se era appena nata...e denise aveva 4 mesi già...oppure vedevo appunto le differenze dei bimbi nati a termine,e io nn ce la facevo...tutte le volte unpianto...
comunque piano piano ne sn uscita....
l'unica cosa che ancora mi perseguita,soprattutto la sera particolarmente è i gg passati in tin,denise cm era,cosa le sarebbe potuto succedere io che allora nn sapevo perchè nn ero informata ma ora si,e soprattutto il fatto che per me è ancora piccola piccola e indifesa nonostante i suoi quasi 10mesi....nn riesco a togliermelo dalla testa,nn riesco a vederla cm ormai una bimba grande e come se fosse cm le altre....
grazie...e scusi per lo sfogo....



Cara Luana,
i pericoli e i problemi che Denise ha dovuto affrontare appena nata, sono stati per te un vero e proprio evento traumatico che hai affrontato facendo appello a tutte le tue risorse e mettendo a tacere tutte le tue paure. Cara Luana,
i pericoli e i problemi che Denise ha dovuto affrontare appena nata, sono stati per te un vero e proprio evento traumatico che hai affrontato facendo appello a tutte le tue risorse e mettendo a tacere tutte le tue paure.
Probabilmente in quei primi mesi hai vissuto come se fossi fatta di ferro, chiusa in un mondo a parte abitato da te e Denise. L’importante era resistere, non
Probabilmente in quei primi mesi hai vissuto come se fossi fatta di ferro, chiusa in un mondo a parte abitato da te e Denise. L’importante era resistere, non cedere, combattere insieme a Denise, solo quando ti allontanavi da lei la tua corazza si rompeva, ma il giorno dopo scendevi nuovamente in campo.
Quando Denise è venuta a casa e il pericolo si è allontanato, tutte le paure, le ansie, i terrori e le angosce che avevi nascosto in una “cassaforte” nel profondo del tuo cuore, perché in quel momento non potevi permetterti di averle , sono venute a galla e ti hanno sommerso, hai dovuto guardarle in faccia una ad una e a poco a poco e con grande sofferenza assimilarle.
Sola, perché quasi sempre si è soli in questo viaggio, e con rabbia hai attraversato l’ “oscurità trasparente” della depressione e ce l’hai fatta. Brava Luana!
I ricordi dei giorni trascorsi in tin e la paura per la fragilità che continui a vedere nella tua bambina, sono solo una piccola eredità di quel tempo, eredità destinata a dissolversi sempre più rapidamente.
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Messaggioda lu&denise il 24 mag 2007, 16:39

grazie,la ringrazio molto....
e spero che anche questo vedere la mia bimba piccola e fragile passi...
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Messaggioda daniela250 il 24 mag 2007, 21:18

sandra ha scritto:Buonasera e benvenuta! e ancora grazie per la disponibilità che avete tutti...

Nel nostro caso (ma mi sembra di leggere nel caso di molti altri amici), penso che il problema che sia stata la totale mancanza di un supporto psicologico alla nascita di Tommaso. Tutti erano preoccupati di sapere come stava il bimbo...ma nessuno mi ha mai chiesto come stavo io....

Come ogni mamma, ho affrontato ed affronto quotidianamente le mie paure per mio figlio, domandandomi spesso se sarei così "preoccupata" se Tommaso fosse nato a termine. Non sono iperprotettiva, lo stimolo molto, l'ho da subito abituato all'"indipendenza" dalla mamma ma...ma... forse se avessi avuto qualcuno a cui rivolgermi 5 anni fa....mi sarei sentita meno impotente e più forte.

Penso inoltre che l'aver scritto la storia di Tommaso sia stato catartico e mi abbia aiutato ad uscire dal dolore che ancora provavo per 2non essere stata in grado di portare a termine la gravidanza". Molti sensi di colpa, una sensazione di aver attraversato un'esperienza in qualche modo luttuosa...

Grazie ancora e scusi lo sfogo

Sandra



Cara Sandra,
è proprio vero quando c’è un bambino che sta male, la preoccupazione e l’attenzione di tutti è rivolta solo al bambino, i genitori sono considerati una sorta di roccaforte che sta sullo sfondo.
Solo i protagonisti conoscono il senso d’impotenza e di solitudine con cui devono fare i conti.
Personalmente ritengo che di fronte alla nascita di un bambino gravemente prematuro un supporto psicologico ai genitori renderebbe loro molto più tollerabili ed elaborabili le paure e le angosce che devono affrontare.
Un’ultima osservazione: sempre, quando un bambino, un adolescente, un figlio in generale ha un problema grave, di qualunque tipo esso sia, scolastico, sociale, di salute, o altro, i genitori si sentono in colpa, si chiedono dove hanno sbagliato, si sentono inadeguati, insufficienti.
Nel caso di bambini prematuri il senso di colpa e d’inadeguatezza sono solo della donna, perché il compito di portare a termine la gravidanza è solo femminile, e ciò li rende ancora più gravosi e dolorosi perché non possono essere condivisi.
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Messaggioda federica il 25 mag 2007, 9:56

La nscaita di mai figlia in condizioni così drammatiche è stato il primo evento traumatico di una vita felice e "viziata".
La gravidanza difficile per me era inaccettabile, rfiutavo di essere "malata" e mi sentivo prigioniera. Quando le cose hanno iniziato a prendere una buona piega alla fine del quinto mese, o meglio ho solo smesso di avere minacce di aborto (dei veri laghi da sangue, tanto che ad ogni episodio ero convinta di aver abortito), ho ripreso la mia vita di sempre (una bella casa nuova, un meraviglioso bambino di 1 anno e mezzo, un marito-"il grande amore", un lavoro impegnativo). Il mio corpo mi mandava dei messaggi: stanchezze sfibranti, a volte non riuscivo a mettere le gambe giù dal letto, insonnia costante (mai sofferto), giramenti di testa, mal di shiena. Non sembrava nulla di patologico, ma sono convinta che fossero segnali, il mio corpo mi diceva: fermati. Quando mi si sono rotte le acque (al mare ero partita per le vacanze!), credevo che fosse incontinenza. Quanto sono stata cieca.
Quando è nata, l'ho "rifiutata" (sono andata in TIN dopo 5 giorni): se muore, soffrirò meno. Pregavo e dicevo: Dio, ti prego, se deve morire fallo prima che io l'abbia vista, non farla soffrire, lascala andare.
L'ho già scritto in un altro post, io e mio marito eravamo lontani e distanti, ognuno prigioniero del suo dolore. Lo guardavo, curvo e cupo, e mi sembrava un estraneo. So quanto ha sofferto e quanto si deve essere sentito solo, come me. La prima vera prova e la mia bella vita perfetta si sgretolava.
A casa il bubbone è scoppiato definitivamente: non dormivo mai e continuavo a controllare che Matilde respirasse, non ero interessata a niente, non volevo uscire, volevo vendere la nostra casa (avevo solo brutti ricordi lì), avevo costantemente un senso di soffocamento ("non respiro!"), mi sentivo una pietra sullo sterno, ero convinta di essere malata grave (volevo ricoverami e farmi tutti gli esami possibili) e pensavo: se muio io, chi cura i miei figli? Mia mamma, a un certo punto, mi ha preso e portato dal medico: "Figlia mia, sei fuori di testa, adesso ti curi!" Tipico suo: dura ma efficace! Da lì è iniziata la risalita, mi sono curata e, per fortuna, in poco tempo, ho iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel.
Scusate il papiro!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Federica, mamma di Matteo (31/05/2001, a termine) e di Matilde (11/08/2003, 27+4 ws)
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Messaggioda federica il 25 mag 2007, 14:17

mi scuso, perchè prima di ogni cosa, dovevo dirle: BENVENUTA!
Vede quanto tutte noi apprezziamo il suo arrivo!
Federica, mamma di Matteo (31/05/2001, a termine) e di Matilde (11/08/2003, 27+4 ws)
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Messaggioda daniela250 il 26 mag 2007, 0:21

federica ha scritto:La nscaita di mai figlia in condizioni così drammatiche è stato il primo evento traumatico di una vita felice e "viziata".
La gravidanza difficile per me era inaccettabile, rfiutavo di essere "malata" e mi sentivo prigioniera. Quando le cose hanno iniziato a prendere una buona piega alla fine del quinto mese, o meglio ho solo smesso di avere minacce di aborto (dei veri laghi da sangue, tanto che ad ogni episodio ero convinta di aver abortito), ho ripreso la mia vita di sempre (una bella casa nuova, un meraviglioso bambino di 1 anno e mezzo, un marito-"il grande amore", un lavoro impegnativo). Il mio corpo mi mandava dei messaggi: stanchezze sfibranti, a volte non riuscivo a mettere le gambe giù dal letto, insonnia costante (mai sofferto), giramenti di testa, mal di shiena. Non sembrava nulla di patologico, ma sono convinta che fossero segnali, il mio corpo mi diceva: fermati. Quando mi si sono rotte le acque (al mare ero partita per le vacanze!), credevo che fosse incontinenza. Quanto sono stata cieca.
Quando è nata, l'ho "rifiutata" (sono andata in TIN dopo 5 giorni): se muore, soffrirò meno. Pregavo e dicevo: Dio, ti prego, se deve morire fallo prima che io l'abbia vista, non farla soffrire, lascala andare.
L'ho già scritto in un altro post, io e mio marito eravamo lontani e distanti, ognuno prigioniero del suo dolore. Lo guardavo, curvo e cupo, e mi sembrava un estraneo. So quanto ha sofferto e quanto si deve essere sentito solo, come me. La prima vera prova e la mia bella vita perfetta si sgretolava.
A casa il bubbone è scoppiato definitivamente: non dormivo mai e continuavo a controllare che Matilde respirasse, non ero interessata a niente, non volevo uscire, volevo vendere la nostra casa (avevo solo brutti ricordi lì), avevo costantemente un senso di soffocamento ("non respiro!"), mi sentivo una pietra sullo sterno, ero convinta di essere malata grave (volevo ricoverami e farmi tutti gli esami possibili) e pensavo: se muio io, chi cura i miei figli? Mia mamma, a un certo punto, mi ha preso e portato dal medico: "Figlia mia, sei fuori di testa, adesso ti curi!" Tipico suo: dura ma efficace! Da lì è iniziata la risalita, mi sono curata e, per fortuna, in poco tempo, ho iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel.
Scusate il papiro!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



Cara Federica,
quando lo scorrere di una vita protetta e serena viene improvvisamente e duramente rotto dall’irrompere della realtà nei suoi aspetti più crudi, è molto facile che per sopportarlo si ricorra a meccanismi di difesa primitivi e infantili, questo, penso, è quanto ti è accaduto.
A una gravidanza difficile e alla prematura nascita di tua figlia, hai reagito con la “negazione” della realtà: cieca e sorda, non riuscivi nè a vedere, né ad ascoltare i messaggi che il tuo corpo ti mandava e che adesso invece comprendi così bene.
In seguito, quando non potevi più permetterti di essere cieca e sorda perchè la tua bambina era lì, sotto i tuoi occhi, ti sei difesa col “rifiuto”, e l’”isolamento”, da tuo marito, da tua figlia, dalla realtà della tua vita.
Finalmente, ritornata a casa, “il bubbone -come dici tu- è scoppiato”, “finalmente” perché solo dal momento in cui hai incominciato a essere depressa, a sentire e non fuggire il peso, “la pietra sullo sterno”, e il dolore, “il senso di soffocamento”, di quanto ti era successo, poteva iniziare il tuo recupero.
Infatti per quanto stessi male hai ripreso a preoccuparti per i tuoi figli, a sapere che avevano bisogno delle tue cure anche se eri così “malata”, ad avere perciò una buona motivazione per guarire. A quel punto l’intervento di tua madre e delle cure mediche sono state salutari, eri pronta, anche se ancora non lo sapevi, a tornare alla tua vita.
Daniela - Psicologa Psicoterapeuta
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Messaggioda silvia73 il 28 mag 2007, 22:00

Un cordiale benvenuto e grazie per la collaborazione. Mi chiamo Silvia e due anni fa ho avuto un bimbo alla 23 sett. + 4 gg. del peso di 560 gr. Un evento improvviso causato da una grave hellp sindrome che mi ha condotto in fin di vita e costretto qualche giorno in rianimazione. Un vero trauma, sia per la nascita così fortemente prematura di Daniele, sia per il drammatico stato di salute in cui versavo. Il dolore di non poter vedere e toccare il mio bimbo (ho potuto andarlo a trovare solo alla dimissione, 10 gg dopo il parto), di sapere che aveva bisogno di me e io non c'ero, di sapere che forse non ce l'avrebbe fatta e io impotente di fronte a tutto ciò. Un dolore devastante e momenti in cui se avessi potuto alzarmi da quel letto mi sarei buttata giù dal 5° piano per non soffrire; sono arrivata a dire a mio marito che se il bimbo non ce l'avesse fatta avrei voluto morire anch'io con lui. E pensare che a casa avevo un altro bimbo! La prima sera a casa, dopo 10 gg di degenza, un tauma vedere i suoi vestitini, la carrozzina, tutte le sue cose....non c'è più la pancia e non c'è nemmeno il tuo bimbo! E poi bisogna ricominciare a vivere.....uscire, vedere gente (in un piccolo paese come il mio tutti si conoscono e tutti ti chiedono...), vedere le altre mamme col pancione e invidiarle della loro fortuna (sa, è ancora cosi quando vedo un pancione), e tu dentro un dolore che ti piega. Ma bisogna andare avanti ed essere ottimisti, e io dalla mia ho la fortuna di avere un gran bel carattere: sempre allegra, sorridente, solare, e questo è stata la mia forza, perchè anche nei momenti di sconforto più nero, io ero certa che il mio Daniele ce l'avrebbe fatta alla grande. E così è stato. Questa esperienza però mi ha lasciato un segno: ora mi ritrovo molto più remissiva (tanto per intenderci: dico sempre si, sono fin troppo buona e generosa, cerco di far in modo che fili sempre tutto liscio per non arrabbiarmi o litigare...), nei confronti di tutti, e questo spesso mi spaventa non poco perchè ho paura che gli altri se ne approfittino.....Grazie per avermi ascoltata. Buon lavoro.
Silvia - mamma di:
- Andrea - 10.03.1995 - 35 sett. 2200 gr
- Daniele - 23.02.2005 - 23 sett. + 4 gg 560 gr
la nostra storia sul sito www.danielenegro.it
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