Sull'onda dei ricordi
Inviato: 5 nov 2012, 22:36
Il fine settimana appena trascorso, io e Giuseppe non l'abbiamo passato insieme.
Lui è rimasto a casa con la sua famiglia, li hanno chiamati a raccogliere le olive e visto che mio suocero ha iniziato la radioterapia non gli andava di farli andare da soli.
Io, dopo averci pensato due minuti, ho deciso che sarei comunque scesa dai miei genitori.
Un po' perché era da troppo tempo che non riuscivo a stare con loro. Un po' perché non mi andava di restare a casa da sola con Rebecca mentre loro erano "alle olive". Un po' perché, egoisticamente, sentivo la necessità di passare un po' di tempo con mia mamma e mio babbo.
Così, approfittando del fatto che Rebecca non ne aveva voluto sapere di dormire (sfido chiunque a farlo quando suo cugino urla e corre in giro per casa!), ho finito di mettere le ultime cose in valigia, ho caricato tutto in macchina e sono partita.
E' stato un viaggio piacevole. La bimba in macchina ha dormito ascoltando la musica.
E lì... proprio dalla radio, è arrivata la prima onda di ricordi...
Hanno trasmesso "I'll be missing you" di Puff Daddy e un fiume di ricordi mi ha invaso la mente.
Di quando ero una ragazzina. Della cotta che avevo preso per una persona più grande di me... del suo affatto per me... e di come questa canzone, volente o nolente, ci avesse legati...
Il momento è passato. Esattamente come un'onda che bagna la spiaggia: arriva, bagna la sabbia e torna nel mare dei ricordi.
Ho trascorso con i miei genitori un fine settimana molto piacevole.
Siamo usciti insieme e siamo andati a fare le prime compere per Natale.
In uno dei punti vendita di "Io Bimbo", mentre giravo tra gli scaffali vuoti e non riempiti dalle commesse annoiate, ho sentito una voce che mi chiamava.
Mi giro e guardo la donna che mi sorride timida.
La osservo e ascolto la sua voce.
Ed ecco la seconda onda che mi travolge: in un attimo sono tornata indietro di 30 mesi.
Non ero più nel negozio a comprare i biscotti per Rebecca. Ma ero con quella mamma nella Patologia dell'Ospedale di Grosseto.
Attorno a me non c'erano più i suoni e le luci del negozio, ma i sensori che suonavano e quell'aria da "pesce nella boccia di vetro" che abbiamo vissuto durante i giorni del ricovero.
L'ho abbracciata forte e le ho detto: "Ma sì che mi ricordo di te! Sei la mamma di Sara!".
La sua bimba la ricordo con affetto.
Ricordo che la mattina, quando sono entrata a trovare Rebecca, ho notato che c'era una culletta con un nuovo ospite.
Mentre aspettavo che l'infermiera di turno finisse di prendere pressione e temperatura alla mia Pollicina, ho spiato i dati del cartoncino della bimba.
Oltre il nome, Sara (che è da sempre stato uno dei miei preferiti), mi è rimasto impresso il peso della bimba 2.090gr. Un kg esatto in più della mia.
E lì abbiamo iniziato a parlare. Di quei giorni lontani ma vicini. E delle nostre bimbe.
Di come sono cresciute. Dei loro progressi. Di quanto ci fanno "penare".
Del nostro desiderio di non lasciare le piccole da sole, ma di cercare di dare loro un fratellino o una sorellina.
Piccole cose, attimo di vita quotidiana.
Come se ci fossimo salutate il giorno prima.
E' stato emozionante. Bellissimo.
Un abbraccio a tutti...
Lui è rimasto a casa con la sua famiglia, li hanno chiamati a raccogliere le olive e visto che mio suocero ha iniziato la radioterapia non gli andava di farli andare da soli.
Io, dopo averci pensato due minuti, ho deciso che sarei comunque scesa dai miei genitori.
Un po' perché era da troppo tempo che non riuscivo a stare con loro. Un po' perché non mi andava di restare a casa da sola con Rebecca mentre loro erano "alle olive". Un po' perché, egoisticamente, sentivo la necessità di passare un po' di tempo con mia mamma e mio babbo.
Così, approfittando del fatto che Rebecca non ne aveva voluto sapere di dormire (sfido chiunque a farlo quando suo cugino urla e corre in giro per casa!), ho finito di mettere le ultime cose in valigia, ho caricato tutto in macchina e sono partita.
E' stato un viaggio piacevole. La bimba in macchina ha dormito ascoltando la musica.
E lì... proprio dalla radio, è arrivata la prima onda di ricordi...
Hanno trasmesso "I'll be missing you" di Puff Daddy e un fiume di ricordi mi ha invaso la mente.
Di quando ero una ragazzina. Della cotta che avevo preso per una persona più grande di me... del suo affatto per me... e di come questa canzone, volente o nolente, ci avesse legati...
Il momento è passato. Esattamente come un'onda che bagna la spiaggia: arriva, bagna la sabbia e torna nel mare dei ricordi.
Ho trascorso con i miei genitori un fine settimana molto piacevole.
Siamo usciti insieme e siamo andati a fare le prime compere per Natale.
In uno dei punti vendita di "Io Bimbo", mentre giravo tra gli scaffali vuoti e non riempiti dalle commesse annoiate, ho sentito una voce che mi chiamava.
Mi giro e guardo la donna che mi sorride timida.
La osservo e ascolto la sua voce.
Ed ecco la seconda onda che mi travolge: in un attimo sono tornata indietro di 30 mesi.
Non ero più nel negozio a comprare i biscotti per Rebecca. Ma ero con quella mamma nella Patologia dell'Ospedale di Grosseto.
Attorno a me non c'erano più i suoni e le luci del negozio, ma i sensori che suonavano e quell'aria da "pesce nella boccia di vetro" che abbiamo vissuto durante i giorni del ricovero.
L'ho abbracciata forte e le ho detto: "Ma sì che mi ricordo di te! Sei la mamma di Sara!".
La sua bimba la ricordo con affetto.
Ricordo che la mattina, quando sono entrata a trovare Rebecca, ho notato che c'era una culletta con un nuovo ospite.
Mentre aspettavo che l'infermiera di turno finisse di prendere pressione e temperatura alla mia Pollicina, ho spiato i dati del cartoncino della bimba.
Oltre il nome, Sara (che è da sempre stato uno dei miei preferiti), mi è rimasto impresso il peso della bimba 2.090gr. Un kg esatto in più della mia.
E lì abbiamo iniziato a parlare. Di quei giorni lontani ma vicini. E delle nostre bimbe.
Di come sono cresciute. Dei loro progressi. Di quanto ci fanno "penare".
Del nostro desiderio di non lasciare le piccole da sole, ma di cercare di dare loro un fratellino o una sorellina.
Piccole cose, attimo di vita quotidiana.
Come se ci fossimo salutate il giorno prima.
E' stato emozionante. Bellissimo.
Un abbraccio a tutti...